Il taglio del legname non deve essere sinonimo di deforestazione o distruzione del paesaggio naturale. Il concetto di low-impact logging (taglio a basso impatto) nasce proprio per garantire una raccolta sostenibile delle risorse legnose, preservando al massimo la salute dell’ecosistema.
Questo approccio prevede una pianificazione accurata, dove ogni albero da abbattere viene selezionato in base a criteri precisi: stabilità della specie, età, salute, posizione e impatto sulla biodiversità circostante. Le operazioni di taglio vengono poi effettuate con macchinari progettati per minimizzare il compattamento del terreno e la distruzione del sottobosco, utilizzando spesso tecniche manuali o semi-meccanizzate.
Tagliare un albero può essere un atto di cura, se fatto in modo intelligente e rispettoso.
Il low-impact logging riduce al minimo i danni al suolo e alla biodiversità.
È una scelta etica che preserva il bosco e ne valorizza il legname.
L’obiettivo del low-impact logging è duplice: garantire la produzione di legname di qualità e favorire la rigenerazione naturale della foresta. Gli alberi abbattuti lasciano spazio a quelli giovani, che possono crescere con maggiore luce e nutrienti, aumentando la stabilità e la resistenza del bosco ai cambiamenti climatici.
Un esempio virtuoso di questo approccio è rappresentato dalle foreste certificate FSC (Forest Stewardship Council), dove ogni intervento è tracciabile e rispetta standard ambientali rigorosi. In Italia, sempre più aziende forestali stanno adottando questi metodi per rispondere alla crescente domanda di legname sostenibile.
Il taglio a basso impatto non è solo una scelta etica, ma anche una strategia economica di lungo periodo: boschi gestiti in modo intelligente sono più produttivi e meno soggetti a malattie e incendi.